Eddie the Head è la mascotte del gruppo Hard Rock Iron Maiden.

E’ sempre raffigurata nella copertina dei loro album in situazioni e con aspetti diversi; dal 1980 appare anche fisicamente ai concerti, irrompendo sul palco tra i membri del gruppo. Eddie è una figura difficile da definire: è un mostro, uno scheletro, uno zombie.. o tutte e tre le cose insieme? Fà paura sia nell’aspetto sia nel suo rendersi difficilmente definibile.

Chi è Eddie?

Eddie rappresenta le angosce, le paure, i demoni che abbiamo dentro, le emozioni come l’aggressività, la rabbia, l’invidia, la gelosia, la vergogna. Eddie è la nostra ombra, come direbbe Jung. Dai contorni sfumati, la nostra ombra non si fa conoscere: viene negata e spesso trasferita agli altri.. la nostra ombra fa paura: come direbbero gli stessi Iron Maiden:”Fear of the dark”.

 

Rifiutare la nostra ombra porta a delle conseguenze importanti, come la scissione, rendendo l’ombra indipendente e con vita autonoma (ce lo ricorda “Lo strano caso di dr.Jekyll e Mr.Hyde”) e l’identificazione continua con la cattiva impressione che abbiamo di noi stessi (creandoci ostacoli che in realtà esistono solo nella nostra mente).

L’ombra esiste e ha bisogno di esprimersi.

Solo nell’oscurità completa non si ha ombra. E’ la luce che mi permette di conoscere la mia psiche, mettendomi di fronte anche alla mia ombra: Eddie infatti irrompe sul palco durante il concerto, si rende visibile, sfidando il nostro desiderio di combattere le ombre, di neutralizzarle.

E’ però impossibile sfidarle: combatteremmo contro una parte di noi che in realtà ci definisce e ci dà forma, in qualche modo. Abbracciare la nostra ombra, accettare la sua esistenza e la sua presenza, così come Eddie è presente sui dischi e nei concerti, ci consente di abbracciare i nostri demoni, allearci con loro e acquisire nuova energia psichica.

 

Eddie the Head è diventato un nostro alleato non contro il buio, ma contro la paura stessa del buio.

 

“Non si diventa illuminati perché ci si immagina qualcosa di chiaro, ma perché si rende cosciente l’oscuro”

JUNG, Opere