I progetti PsicoEducativi sono rivolti a bambini e minori in condizioni di disabilità\disagio o con bisogni educativi speciali.

Si parte!

Solitamente sono i genitori che su libera scelta o a seguito di segnalazione di altri professionisti (Pediatra, Neuropsichiatra,..) decidono di intraprendere un percorso per il loro bambino.

L’intervento PsicoEducativo vuole riconoscere e rispettare la personalità, i punti di forza e gli interessi del bambino, permettendo lo sviluppo dell’autonomia e dell’indipendenza: capacità di assolvere ai propri bisogni personali, sociali, scolastici, favorire la soddisfazione personale e la motivazione!

Presso il mio Studio, in seguito a un inquadramento diagnostico e una valutazione clinico-comportamentale, oltre a un periodo di osservazione (in collaborazione con l’equipe professionale), è possibile procedere all’individuazione degli interventi attuabili per il bambino. L’intervento viene attivato a seconda delle potenzialità, delle necessità e bisogni del bambino, tenendo presente che una diagnosi precoce può permettere un intervento precoce e quindi una migliore prognosi: intervenire precocemente significa dare la possibilità al bambino di avere gli strumenti necessari per far fronte alle varie fasi di crescita.

Mai attendere che fattori o situazioni “problematiche” si risolvano da sole: nella maggior parte dei casi non è così, anzi! Alcuni aspetti potrebbero aggravarsi, rendendo più difficile un intervento futuro. 


L’intervento

Nell’intervento con il minore sono fondamentali gli aspetti di GIOCO e RELAZIONALI.

Il GIOCO come strumento

Il gioco agisce sulle aree dell’interazione sociale, della comunicazione e del comportamento, aree di specifico interesse per tutti i bambini ma in particolar modo per i bambini con sindrome autistica.

Attraverso il gioco e le sue caratteristiche (indipendente, manipolativo, sensomotorio, funzionale, di finzione, simbolico) è possibile agire sugli aspetti fondamentali per la crescita e lo sviluppo del bambino, favorendo lo sviluppo di abilità cognitive e immaginative, la creatività, i ruoli e le convenzioni sociali, oltre che essere altamente motivante per il bambino (muove dagli interessi e dalle preferenze del minore). 

La RELAZIONE come motore

“Non c’è tecnica senza relazione, non c’è relazione senza tecnica.”

L’intervento PsicoEducativo si fonda su alleanze strategiche tra la persona e gli altri significativi: è infatti attraverso la relazione che è possibile instaurare un rapporto di fiducia e di scambio reciproco in un’ottica di miglioramento della qualità di vita della persona e degli altri significativi, senza tralasciare gli strumenti tipici dell’intervento.


Quando iniziare un intervento PsicoEducativo?

Il prima possibile. Va ricordato che un intervento precoce, in tutti i casi, produce una prognosi migliore. Interventi tempestivi possono sia garantire lo sviluppo della persona, sia prevenire eventuali complicazioni correlate alla diagnosi. Nella Sindrome dello Spettro Autistico, per esempio, la sintomatologia insorge a partire dai 16\18 mesi di età del bambino e in media la diagnosi definitiva non avviene prima dei 4 anni di età. Agire in tale intervallo di tempo può influire positivamente sullo sviluppo.


Frequenza e durata dell’intervento

Prima si agisce, meglio è!

La frequenza e la durata dell’intervento PsicoEducativo non possono essere definiti a priori, ma devono seguire le specificità e gli obiettivi stabiliti all’avvio dell’intervento. Solitamente un intervento prevede una frequenza di 2 o 3 ore settimanali, a seconda del tipo di progetto.


Necessità di interventi multidisciplinari: l’alleanza PsicoEducativa

I possibili interventi nella disabilità sono molti, tuttavia interventi multidisciplinari, con diverse professionalità che collaborano per perseguire obiettivi comuni, rappresentano una presa in carico a 360′, sia per il bambino che per la famiglia. Altri interventi possibili riguardano: interventi psicologici, comportamentali, logopedia, psicomotricità funzionale, pet therapy e supporto familiare.

Spesso i genitori si lamentano di una scarsa o assente comunicazione tra le varie figure che si prendono cura del minore (neuropsichiatra, educatori, insegnanti..) e in effetti, data la complessità dello sviluppo umano, risulta imprescindibile un approccio integrato tra diverse professionalità e metodologie nella presa in carico della persona.

Il bambino è al centro dell’intervento: tutto ciò che ruota intorno a lui deve comunicare e lavorare verso obiettivi comuni e condivisi, permettendo uno sviluppo adeguato e un miglioramento della qualità di vita.

Per tale motivo una collaborazione tra diverse figure professionali permette un’approccio su più livelli, con metodologie diverse ma con obiettivi comuni. Ecco che dunque l’alleanza tra i diversi attori coinvolti è necessaria nell’intervento PsicoEducativo, sia con i diversi professionisti (Psicologo, Neuropsichiatra, Educatori, Insegnanti..) sia con la famiglia e i genitori, i “migliori esperti” del bambino.

Costruire una buona alleanza significa dare la possibilità a tutte le persone coinvolte di riconoscersi ed operare nel rispetto della crescita e dello sviluppo dell’altro, in un sistema protettivo e stimolante, favorendo l’apertura alla comunicazione, all’interazione positiva e all’autodeterminazione.

Ogni bambino ha il diritto di crescere sano e sereno!


Di seguito vi sono alcune domande che mi vengono rivolte spesso sugli interventi PsicoEducativi: le ho raccolte, cercando di fornire chiare risposte. 

Lo Psicologo di occupa dell'intervento. Dopo i primi colloqui conoscitivi con la famiglia, è possibile organizzare degli incontri con gli altri professionisti che si occupano già del bambino, in modo da avere maggiori informazioni e instaurare un rapporto lavorativo che si basa su obiettivi comuni e condivisi.
La frequenza dipende dal tipo di progetto per il bambino: solitamente per un adeguato intervento si prevedono 1 o 2 volte a settimana, per un totale di 2-4 ore settimanali.
L'intervento è utile in tutti quei casi in cui un bambino si trova a sperimentare una situazione o una condizione di disagio o disabilità: dai disturbi del neurosviluppo alla disabilità intellettiva, a problemi comportamentali, alle difficoltà negli apprendimenti.
Certamente. Durante i primi colloqui conoscitivi con la famiglia è possibile stabilire se per quel bambino può essere adeguato tale intervento, in base alle caratteristiche del bambino stesso in relazione all'età e all'ambiente. L'intervento psicoeducativo ha l'obiettivo di agire sul bambino e sul suo contesto, in modo da favorire lo sviluppo valorizzando le capacità presenti e migliorare la qualità di vita del bambino stesso e della famiglia in generale. 
Assolutamente sì. L'intervento psicoeducativo si inserisce in qualsiasi altro intervento già avviato con altri professionisti: il bambino è al centro dell'intervento e in tale concezione si vuole coordinare e far comunicare le diverse professionalità (neuropsichiatra, psicologi, educatori, logopedisti, insegnanti) verso un obiettivo comune, raggiungibile con le tecniche e con gli strumenti propri di ciascun professionista. Nell'esempio specifico, sia la logopedia che l'intervento psicoeducativo potranno dirigersi verso un fine comune, seppur con metodi e strumenti diversi. 
L'Autismo, o come meglio definito, la Sindrome dello Spettro Autistico, viene indicato come una "sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita" (Linee guida per l'autismo, SINPIA-2005). Le aree di sviluppo coinvolte son quella dell'interazione sociale, del comportamento e della comunicazione.
Nel DSM 5 - Manuale Diagnostico Statistico (DSM V, 2013) è stata concettualizzata e definita una nuova categoria dignostica che, comprendendo un insieme comune di comportamenti, si può adattare alle diverse ed eterogenee presentazioni cliniche individuali. Uno spettro, quindi un insieme eterogeneo di caratteristiche, riflette meglio lo stato attuale delle conoscenza riguardo la patologia e la sua manifestazione clinica che appunto può essere altamente eterogenea e differenziata caso per caso, con diversi livelli di gravità.
NO. Al momento possiamo affermare che NON vi sono evidenze scientifiche per cui i vaccini possano causare o contribuire a causare l’autismo. Negli studi scientifici presenti in letteratura si sottolinea che il tasso di diffusione dei disturbi dello spettro autistico non differisce tra i bambini che hanno ricevuto il vaccino e quelli che non sono stati sottoposti alle iniezioni vaccinali.

 

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